venerdì 1 giugno 2012

LA CULTURA COME LUOGO FISICO di Albino Lucarelli

Parlare di cultura implica una difficoltà insita nel termine. Esso stesso nel tempo e a seconda dei vari pensieri, assume significati differenti, mutevoli e rivolti alle più disparate differenziazioni.
            Nel nostro contesto cittadino la cultura ha avuto, come già sottolineato dall’articolo di Vp, delle accelerazioni dovute alla nascita e allo sviluppo di realtà associazionistiche e di altre componenti disparate.
            Sovente, a mio modesto giudizio, questo percorso di accrescimento ha subito e tutt’ora subisce, degli intensi corti circuiti nella trasmissione del sapere, nell’impegno e nel tramandare l’anima stessa della “cultura prenestina”.
            Negli ultimi decenni, nello storico svilupparsi della “cultura”, c’è stata spesso la tendenza, tra i vari soggetti produttori di essa, di lavorare a compartimenti stagni, dove spesso la comunicazione tra le varie “arti” veniva vista come ingerenza o devianza nell’indagine conoscitiva del nostro territorio.
            Oggi la cultura ha cambiato velocità, l’indagine e l’informazione si sono velocizzate in maniera esponenziale, i soggetti hanno nuove e più vaste attenzioni e interessi e, checché si dica, le amministrazioni hanno relegato volontariamente o involontariamente la cultura ad una nicchia, facendola apparire, erratamente, come un qualcosa d’elite e/o un processo del tutto poco produttivo.
            Questo essere scoordinati, questo procedere superficialmente genera delle violente fratture nel tessuto sociale e abbassa drasticamente la capacità di analisi di ogni singolo cittadino. Feroce attacco allo sviluppo culturale di un paese, di un’area e di un popolo.
            Oggi la cultura non può essere intesa più come una serie di settori che a mala pena si sfiorano, o come un’arte del creare fine a se stessa e imbambolata nel bello e nel complimento.
            Oggi la cultura deve essere invasiva.
            Bisogna uscire fuori dal pozzo in cui si crede la cultura lontana da processi politici, economici e sociali.
            La Cultura è il nostro luogo fisico in cui viviamo, in cui impariamo e in cui ci sviluppiamo.
La nuova stella polare per una cultura del nuovo millennio deve essere rappresentata da una trasversalità dei saperi e delle indagini che confluiscono in maniera determinante non solo alla trasmissione delle conoscenze e delle tradizioni, ma che mutano in maniera ragionata e adeguata l’ambiente di cui ne sono figlie.
            È impellente, nel corto circuito che stiamo vivendo, che le “intelligenze” si focalizzino sui processi decisionali che stanno mutando l’ambiente, sterilizzandolo all’attecchimento del germe cultura.
È tempo di un’azione, dove un impegno costante, fatto di confronti e di indagine, porti ad una partecipazione condivisa ed elevata nel creare sapere e nel tramandare in maniera scevra da forzature la tradizione.
I saperi e la cultura stessa hanno il loro più alto senso e il loro naturale sviluppo nella condivisione e nello scontro-incontro intellettuale.
Qualsiasi altro demagogico tentativo di mecenatismo e di assopimento rappresentano un cancro per l’elevazione e la conquista della direzione.
Elevazione che necessita di abbandonare il misurarci all’interno dell’alveare prenestino.
La nuova cultura deve assolutamente abbattere i muri dei confini comunali e espandersi su territori più ampi per avere confronti con altre qualità, con altri cammini storici e soprattutto per valorizzare l’anima stessa del nostro essere prenestini.
È l’insieme delle varie manifestazioni, dei vari interessi e delle varie tendenze, che, se organizzate e messe a, rappresentano il più alto atto politico e sociale che Palestrina possa ricevere.
La contaminazione degli interessi significa l’innovativo cammino di fronte ad una mobilità poco incisiva e a volte ad una immobilità troppo dannosa.

Albino Lucarelli

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