venerdì 29 giugno 2012

CASETTE DETTE “MUSSOLINI” A PALESTRINA di Marco Polani


Vorrei riproporre un tema già affrontato dal Circolo Simeoni nella XXVI edizione de “Lo Calendario” dove si trattava sommariamente ed in maniera tecnica ed apolitica come l’edilizia fascista a Palestrina abbia trovato terreno fertile per lasciare la propria impronta ed il proprio inconfondibile stile architettonico. Con l’occasione, durante la Festa del Socio in cui Peppino Tomassi presentava il calendario, fui invitato insieme all’Arch. Mingarelli ad esporre le caratteristiche dell’architettura fascista in Italia e nello specifico a Palestrina.
Le casette “Mussolini” sono l’esempio e costituiscono per Palestrina un unicum a livello nazionale di un passato storico, che, sempre in maniera apolitica, ma puramente culturale ed artistica, non può non essere ricordato.

Inquadramento:
Le casette denominate “Mussolini” sono situate in Palestrina nel lotto di terreno inquadrato da Via Madonna dell’Aquila e Viale Pio XII. Quattro case destinate ad abitazione popolare, disposte simmetricamente rispetto un ipotetico asse Est-Ovest, orientate con la facciata verso Est. Tutte e quattro le abitazioni sono identiche nelle loro caratteristiche tipologiche, si differenziano invece nella loro evoluzione temporale essendo ognuna soggetta a superfetazioni come soluzioni a problemi di natura pratica delle singole proprietà. L’area soggetta ad indagine è individuata nel Piano Regolatore Generale come “Parco archeologico con divieto di edificazione” – Zona Antica Preneste denominata “Il Quadrilatero”: un’area in cui sono presenti molteplici emergenze archeologiche risalenti fino all’epoca romana repubblicana. L’area stessa ha avuto un forte sviluppo edilizio durante gli Anni ’70 (come riportato nelle cartografie).

Durante gli Anni ’50 la zona di indagine presenta poche edificazioni essendo principalmente dedita a piantagioni di viti. Viene messo quindi in risalto lo stato di emergenza ed il carattere di velocità con cui sono state costruite le case "Mussolini" posizionandole in un contesto di pochi rilievo storico per far fronte nei tempi più brevi possibili alla calamità  avvenuta nella parte alta della città. Durante gli Anni ’70 un consistente nucleo edilizio a Sud dell'area di indagine è andato a costituire il fronte stradale che conduce alle case "Mussolini"; un ulteriore nucleo abitativo è stato aggiunto ad Est prima che l'area divenisse oggetto di indagine archeologica e fosse bloccata come parco archeologico con divieto di edificazione con il P.R.G del 1979.            

Indagine storica (circoscritta alla sola abitazione A):
-          Nucleo iniziale -
Le case furono costruite nel 1938 in seguito ad una calamità naturale. Infatti la notte del 25 Ottobre 1937 un violento nubifragio si abbatté su Palestrina causando ingenti danni. La parte più colpita fu Via del Tempio tanto che l’acqua fece crollare diverse abitazioni del centro storico. Molti furono gli sfollati e l’Autorità assegnarono all’Architetto Ciuffi (residente in Castel San Pietro Romano, poco più a Nord di Palestrina, già noto per aver progettato nel 1935 l'Istituto Superiore di Sanità a Roma)
la progettazione di nuove case per i sinistrati; esse furono costruite in brevissimo tempo.

-          Aggiunte successive –
A partire dal nucleo iniziale tra il 1948 e il 1950 sono state apportate delle modifiche alla strutture: sono state aggiunte le persiane alle finestre, aggiunta di una lamina di zinco sul fronte Ovest per fronteggiare problemi di umidità e pioggia, aggiunta delle tettoie; rimozione del Fascio Littorio (non databile, a partire dal 1945 con la caduta del Fascismo); nel 1955 rifacimento del tetto (in origine composto da catrame a caldo e mattonelle) con l’aggiunta di una guaina; nel 1995 aggiunta di una struttura in legno.

Analisi metrica e funzionale (circoscritta alla sola abitazione A):
Dal rilievo del piano terra emerge che la disposizione interna di tutte e quattro le abitazioni è simile nell’utilizzo razionale degli spazi: il salone centrale funge da snodo e disimpegno per la zona notte (due camere), per la cucina ed il bagno, evitando così lo “spreco” di spazio del corridoio con un approccio all’architettura diretto e pragmatico, senza troppi fronzoli. Gli “oblò” di 70 cm sul corpo-torre sono una tipica caratterizzazione dell’architettura fascista e razionalista: ad una prima impressione porterebbero ad ipotizzare una scala interna nel corpo semicilindrico mentre in realtà fungono da prese aria-luce dei bagni e del vano impianti sul tetto piano. La differenziazione su due piani indipendenti tra di loro e collegati tramite scala esterna sottolinea le due proprietà dell’immobile. Le quattro case  quando furono concepite offrirono alloggio ad otto famiglie e furono ideate come case popolari. Il tetto è ispezionabile ma non praticabile ed accessibili o esternamente, tramite scala a pioli, o internamente, dal locale bagno dell’abitazione all’ultimo piano; soluzione architettonica difficile, quella del tetto piano, concepito inizialmente con mattonelle e catrame a caldo, nel 1955 vi è stata aggiunta una guaina di rinforzo. La parte terminale della “torre” serviva e serve a tutt’oggi come vano per gli impianti.
                                
Analisi tipologica:


 In pianta è visibile l’utilizzo della simmetria e della compenetrazione di forme pure, mezzo e fine compositivo tipico dell’architettura razionalista e di quella fascista nello specifico. Tre corpi differenziati anche nelle funzioni: il primo corpo trasversale dedicato alla zona notte, il secondo longitudinale dedicato alla zona giorno e la “rotonda” che, staccando anche in sezione verticale è dedicata ai servizi. Esternamente la scala addossata al lato longitudinale diventa un rafforzamento dello stesso senza cadere nel decorativismo baracco ed inutile. Tutta la composizione architettonica è basata e strutturata su linee di progetto e di pensiero quali la linearità, la semplicità, la purezza e la compattezza. Il prospetto ovest, o meglio il prospetto frontale, ovvero il prospetto che si affaccia su Viale Pio XII, è il più rappresentativo dei quattro prospetti in quanto racchiude in esso tutte le caratteristiche tipiche delle case del Fascio o più in generale dell’architettura fascista:
-          L’importanza della facciata come simbolo di potenza e grandiosità, come sinonimo di monumentalismo;
-          La presenza della torre littoria, segno di riconoscibilità, anche in lontananza e testimonianza della presenza del Regime (spesso la torre in altre costruzioni fasciste della penisola è stata abolita sia per questioni economiche, sia perché in contrasto, nella visione d’insieme della città, con il campanile ecclesiastico e con quello comunale);
-          Utilizzo di simbologie di regime: Fascio Littorio nello specifico (rimosso e distrutto) e “Anno XVI dell’Era Fascista” in caratteri e numeri romani;
-          Presenza dell’arengario qui rappresentato dal balcone.

In prospetto, così come in pianta, è visibile la differenziazione dei tre corpi costituenti le “case Mussolini”: due parallelepipedi (longitudinale e trasversale) ed un semicilindro. Una differenziazione in profondità testimonianza di una particolare attenzione, oltre che alle forme, anche al rapporto luce/ombra.


29/06/2012
Marco Polani





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