Vorrei
riproporre un tema già affrontato dal Circolo Simeoni nella XXVI edizione de
“Lo Calendario” dove si trattava sommariamente ed in maniera tecnica ed
apolitica come l’edilizia fascista a Palestrina abbia trovato terreno fertile
per lasciare la propria impronta ed il proprio inconfondibile stile
architettonico. Con l’occasione, durante la Festa del Socio in cui Peppino
Tomassi presentava il calendario, fui invitato insieme all’Arch. Mingarelli ad
esporre le caratteristiche dell’architettura fascista in Italia e nello
specifico a Palestrina.
Le
casette “Mussolini” sono l’esempio e costituiscono per Palestrina un unicum a
livello nazionale di un passato storico, che, sempre in maniera apolitica, ma
puramente culturale ed artistica, non può non essere ricordato.
Inquadramento:
Le
casette denominate “Mussolini” sono situate in Palestrina nel lotto di terreno
inquadrato da Via Madonna dell’Aquila e Viale Pio XII. Quattro case destinate
ad abitazione popolare, disposte simmetricamente rispetto un ipotetico asse
Est-Ovest, orientate con la facciata verso Est. Tutte e quattro le abitazioni
sono identiche nelle loro caratteristiche tipologiche, si differenziano invece
nella loro evoluzione temporale essendo ognuna soggetta a superfetazioni come
soluzioni a problemi di natura pratica delle singole proprietà. L’area soggetta
ad indagine è individuata nel Piano Regolatore Generale come “Parco
archeologico con divieto di edificazione” – Zona Antica Preneste denominata “Il
Quadrilatero”: un’area in cui sono presenti molteplici emergenze archeologiche
risalenti fino all’epoca romana repubblicana. L’area stessa ha avuto un forte
sviluppo edilizio durante gli Anni ’70 (come riportato nelle cartografie).
Durante
gli Anni ’50 la zona di indagine presenta poche edificazioni essendo
principalmente dedita a piantagioni di viti. Viene messo quindi in risalto lo
stato di emergenza ed il carattere di velocità con cui sono state costruite le
case "Mussolini" posizionandole in un contesto di pochi rilievo
storico per far fronte nei tempi più brevi possibili alla calamità avvenuta nella parte alta della città.
Durante gli Anni ’70 un consistente nucleo edilizio a Sud dell'area di indagine
è andato a costituire il fronte stradale che conduce alle case
"Mussolini"; un ulteriore nucleo abitativo è stato aggiunto ad Est
prima che l'area divenisse oggetto di indagine archeologica e fosse bloccata
come parco archeologico con divieto di edificazione con il P.R.G del 1979.
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Nucleo
iniziale -
Le
case furono costruite nel 1938 in seguito ad una calamità naturale. Infatti la
notte del 25 Ottobre 1937 un violento nubifragio si abbatté su Palestrina
causando ingenti danni. La parte più colpita fu Via del Tempio tanto che
l’acqua fece crollare diverse abitazioni del centro storico. Molti furono gli
sfollati e l’Autorità assegnarono all’Architetto Ciuffi (residente in Castel
San Pietro Romano, poco più a Nord di Palestrina, già noto per aver progettato
nel 1935 l'Istituto Superiore di Sanità a Roma)
la
progettazione di nuove case per i sinistrati; esse furono costruite in
brevissimo tempo.
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Aggiunte
successive –
A
partire dal nucleo iniziale tra il 1948 e il 1950 sono state apportate delle
modifiche alla strutture: sono state aggiunte le persiane alle finestre,
aggiunta di una lamina di zinco sul fronte Ovest per fronteggiare problemi di
umidità e pioggia, aggiunta delle tettoie; rimozione del Fascio Littorio (non
databile, a partire dal 1945 con la caduta del Fascismo); nel 1955 rifacimento
del tetto (in origine composto da catrame a caldo e mattonelle) con l’aggiunta
di una guaina; nel 1995 aggiunta di una struttura in legno.
Analisi metrica e
funzionale
(circoscritta alla sola abitazione A):
Dal
rilievo del piano terra emerge che la disposizione interna di tutte e quattro
le abitazioni è simile nell’utilizzo razionale degli spazi: il salone centrale
funge da snodo e disimpegno per la zona notte (due camere), per la cucina ed il
bagno, evitando così lo “spreco” di spazio del corridoio con un approccio
all’architettura diretto e pragmatico, senza troppi fronzoli. Gli “oblò” di 70
cm sul corpo-torre sono una tipica caratterizzazione dell’architettura fascista
e razionalista: ad una prima impressione porterebbero ad ipotizzare una scala
interna nel corpo semicilindrico mentre in realtà fungono da prese aria-luce
dei bagni e del vano impianti sul tetto piano. La differenziazione su due piani
indipendenti tra di loro e collegati tramite scala esterna sottolinea le due
proprietà dell’immobile. Le quattro case
quando furono concepite offrirono alloggio ad otto famiglie e furono
ideate come case popolari. Il tetto è ispezionabile ma non praticabile ed
accessibili o esternamente, tramite scala a pioli, o internamente, dal locale
bagno dell’abitazione all’ultimo piano; soluzione architettonica difficile,
quella del tetto piano, concepito inizialmente con mattonelle e catrame a
caldo, nel 1955 vi è stata aggiunta una guaina di rinforzo. La parte terminale
della “torre” serviva e serve a tutt’oggi come vano per gli impianti.
Analisi tipologica:
In
pianta è visibile l’utilizzo della simmetria e della compenetrazione di forme
pure, mezzo e fine compositivo tipico dell’architettura razionalista e di
quella fascista nello specifico. Tre corpi differenziati anche nelle funzioni:
il primo corpo trasversale dedicato alla zona notte, il secondo longitudinale
dedicato alla zona giorno e la “rotonda” che, staccando anche in sezione
verticale è dedicata ai servizi. Esternamente la scala addossata al lato
longitudinale diventa un rafforzamento dello stesso senza cadere nel
decorativismo baracco ed inutile. Tutta la composizione architettonica è basata
e strutturata su linee di progetto e di pensiero quali la linearità, la
semplicità, la purezza e la compattezza. Il prospetto ovest, o meglio il
prospetto frontale, ovvero il prospetto che si affaccia su Viale Pio XII, è il
più rappresentativo dei quattro prospetti in quanto racchiude in esso tutte le
caratteristiche tipiche delle case del Fascio o più in generale
dell’architettura fascista:
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L’importanza
della facciata come simbolo di potenza e grandiosità, come sinonimo di
monumentalismo;
-
La
presenza della torre littoria, segno di riconoscibilità, anche in lontananza e
testimonianza della presenza del Regime (spesso la torre in altre costruzioni
fasciste della penisola è stata abolita sia per questioni economiche, sia
perché in contrasto, nella visione d’insieme della città, con il campanile
ecclesiastico e con quello comunale);
-
Utilizzo
di simbologie di regime: Fascio Littorio nello specifico (rimosso e distrutto)
e “Anno XVI dell’Era Fascista” in caratteri e numeri romani;
-
Presenza
dell’arengario qui rappresentato dal balcone.
In
prospetto, così come in pianta, è visibile la differenziazione dei tre corpi
costituenti le “case Mussolini”: due parallelepipedi (longitudinale e
trasversale) ed un semicilindro. Una differenziazione in profondità
testimonianza di una particolare attenzione, oltre che alle forme, anche al
rapporto luce/ombra.
29/06/2012
Marco Polani