martedì 11 dicembre 2012

I SEGRETI DEI PALAZZI DEL POTERE DI ROMA (un racconto autobiografico di Umberto Croppi) DI MARCO POLANI


Come ogni lunedì, il risveglio è stato duro e faticoso.. la sveglia ha suonato inutilmente per andare a lavoro.. ci ha pensato mia madre a fare da sveglia: “alzati, hai sentito ieri Umberto? Alle 7 stava al treno a Zagarolo per andare a fare l’assessore a Roma”
Foto di Silvana Santi

Ieri al Circolo Culturale Prenestino “R. Simeoni” abbiamo presentato, insieme a L’Indiscreto Magazine, il libro “Romanzo Comunale” di Umberto Croppi. Questo il preambolo che avevo fatto sul numero di Dicembre de L’indiscreto: “ Il libro affronta un tema politico sicuramente, ma in esso possono scorgersi delicati equilibri, psicologie, tattiche, strategie, marketing, delusioni, tradimenti (affascinante è stato tutto il capitolo dedicato alla campagna elettorale di Alemanno) che sdoganano la politica da una visione negativa (si pensi all’antipolitica imperante), riportandola ad un’alba dorata: ripensiamo a Platone, Plutarco, Marx, Machiavelli, Hobbes, Locke ecc…” . Un preambolo che non è stato deluso; gli argomenti trattati sono stati molti e vari ed, ovviamente, anche politici. Dopo il mio benvenuto ai numerosi presenti ho lasciato la parola ad Emanuele Venditti che ha ripercorso a grandi linee la storia politica di Croppi, soffermandosi più volte sul tema culturale, nello specifico su quello cinematografico, sottolineando tutto l’apporto ed il contributo che l’Assessore alla Cultura di Roma ha fornito per internazionalizzare la Capitale e riportarla a splendori che sono andati persi nel tempo. Subito dopo Alessandra Mammì, giornalista de L’espresso è entrata nel merito della diatriba Croppi – Alemanno, riportando alcuni episodi specifici per poi passare la parola all’autore del libro, che ha sottolineato ancora di più, con tono molto enfatico il suo ruolo all’interno della Giunta Alemanno.
Foto di Silvana Santi

Mi lascio andare a qualche considerazione che è emersa durante la conferenza, ma soprattutto durante il dibattito successivo.. numerosi sono stati gli interventi (fortunatamente) che hanno fatto slittare l’aperitivo finale alle 20.00.. siamo andati un po’ lunghi con i tempi, questo a sottolineare l’interesse per un argomento, la politica, al giorno d’oggi facilmente preda di connotazione negativa.

Ho acceso subito la discussione ponendo due questioni sottolineate da Croppi nel libro:
1-      Il passaggio dalla sponsorship alla partnership, quindi il ruolo (marginale, ma necessario) del privato sulla cosa pubblica, sapientemente argomentato da Umberto Croppi con esempi specifici ed importanti: quindi una parentesi aperta sui parchi tematici, un parallelo tra Parco Giochi di Valmontone (era presente in sala anche l’On. Angelo Miele) e il Museo Archeologico di Palestrina, così come l’idea di Cutrufo a Roma di creare il parco tematico di Roma Antica. La risposta dell’ex assessore è stata semplice e chiara, cito una sua intervista del 25 Gennaio 2011 su “Affari Italiani”: “… l’idea di Roma che si ha all’estero è ferma e museale, addirittura caricaturale. L’idea più diffusa di Roma è addirittura la caricatura di se stessa. Quindi noi abbiamo la necessità di superare questo handicap con strumenti seri.” La risposta di Croppi è stata quella di “un intervento finanziario del privato che non può essere sostitutivo del pubblico ma che con questo deve interagire” e di una precisa strategia di marketing finalizzata (riuscendoci) all’internazionalizzazione di Roma: permettere ad un’ampia fetta di utenti di far conoscere il Paese, portandolo a divenire meta turistica.
2-      Il ruolo delle Archistar a Roma, partendo dalla “teca” di Meier a Roma, passando a Zaha Hadid con il MAXI, a Renzo Piano, a Franco Purini, a Fuksas e via dicendo.. E’ importante invitare l’opera di questi architetti se poi la realizzazione dei loro progetti si ferma a quella divisione partitica della Capitale sottolineata nell’esempio appunto della teca dell’Ara Pacis di Meier oggetto di polemiche (Sgarbi tra gli altri)? Croppi ha fatto ben intendere che, qualsiasi legislatura ci sia, ricorrere ai geni dell’architettura non può che far bene al nostro Paese, confermando la sua volontà di dare un accento europeo alla capitale (basti pensare a Berlino, Amsterdam o il Guggenheim di Bilbao, vere e proprie mete turistiche per le loro architetture contemporanee)


Ho riportato solo i miei due interventi perchè riscrivere le quasi due ore di conferenza risulterebbe impossibile e quantomeno noioso. Sono intervenuti molti del pubblico: il giornalista Massimo Sbardella, l’On. Angelo Miele, la giornalista Eleonora Minna ed altri ancora a parlare della “nuova politica”, dell’antipolitica, dell’evoluzione politica di Croppi, del suo operato a Roma e delle sue mire politiche future..
Foto di Silvana Santi

Così come aperto, riprendendo l’esclamazione mattutina di mia madre, totalmente disinteressata dalla politica, ma vicina alle persone per sua deformazione professionale (ex insegnante): l’uomo Croppi, non il politico e nemmeno l’intellettuale (come non si definisce) che si dedica al suo obiettivo con dedizione, razionalità e sacrificio; è questo quello che emerso principalmente, almeno ai miei occhi.
Un’ultima citazione del libro, che potrebbe essere utile a tutti coloro che volessero avvicinarsi alla politica (necessaria soprattutto in questo periodo di sfiducia per l’Italia intera), per concludere: “..un’attitudine post ideologica che ormai è sedimentata in una visione concreta della politica. La cosa pubblica non ha nulla a che spartire con la storia delle idee e men che meno con l’esperienza politica individuale

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