“Non
chiedete cosa possa fare il paese per voi: chiedete cosa potete fare voi per il
paese”.
Vorrei
iniziare citando una frase pronunciata nel
discorso inaugurale del proprio mandato, 20 gennaio 1961, da John
Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti d’America; queste poche ma
significative parole sono state rivolte ad una nazione come l’America, grande,
immensa potenza economica... come non farle mie e rivolgerle alla città in cui
vivo?
Certo
non sono il Presidente degli Stati Uniti d’America, direte voi, ma sono un giovane,
scusate il termine, “incazzato” per come stanno andando le cose da qualche tempo
a questa parte nel nostro paese.
Mi
rivolgo in questo caso al mio di Paese, Palestrina e frase più adatta non
potevo trovare per iniziare ad esprime il mio pensiero.
Cosa
possiamo fare noi giovani per il nostro Paese?
Intanto
iniziamo a lamentarci di meno, rimbocchiamoci le maniche, lavoriamo e sforniamo
idee nuove, proviamo a renderle concrete, non ci si riesce? Bene, non molliamo... ritentiamo; troviamo il muro delle Istituzioni? Non ci danno retta?
Perseveriamo rompiamo i coglioni, si, dobbiamo rompere, dobbiamo farci sentire,
non dobbiamo mollare al primo “NO” che riceviamo!
Qualsiasi
iniziativa essa sia.
Vorrei
proporvi ora uno splendido spunto di riflessione per continuare la discussione che
vorrei instradare sul concetto di “Futuro”:
"Ogni volta che incontro un gruppo di ragazzi di una scuola o
universitari che si affacciano al mondo del lavoro faccio sempre la stessa
domanda: «Se vi dico la parola futuro cosa pensate?». Non ce n’è uno che mi dia
una risposta positiva, incoraggiante o colorata. Le parole che sento ripetere
sono: «Paura, incertezza, precarietà». I più intraprendenti mi dicono che se ne
vogliono andare all’estero, che fuggiranno appena sarà possibile."
La Stampa 11 Maggio 2012 Mario Calabresi
Un
mio grande Professore Universitario, Prof. Piga di Tor Vegata, rispondeva così
a questo articolo:
Caro Calabresi, i
giovani sono bellissimi.
Ho letto questo passo
dell’articolo del bravo direttore della Stampa. E mi sono fatto 2 domande.
La prima: pensi sia
così? Tu Gustavo insegni da circa 20 anni, li dovresti conoscere i giovani. Mi
sono risposto che non credevo fosse vero. I “miei” ragazzi sono fenomenali.
Quest’anno in aula ne ho 300. Corso di Microeconomia. Dovreste vederle le
facce. Piene di vita, di sorrisi. E anche di serieta’ e preoccupazioni. Forse
per gli esami, forse per la noia (talvolta parlano, sbadigliano, sono stanchi,
di cosa? di me? della notte scorsa? di lavorare? è un attimo?). Ma sono
bellissime facce. Ogni anno più belle. Mi dico che ogni anno che passa le
capisco di più, queste facce, strano.
La seconda: in effetti
ti piaceranno pure questi studenti, magari pensi di conoscerli, ma forse ha
ragione Calabresi. E comunque sia, chiunque abbia ragione, non sarebbe
interessante saperlo, cosa pensano del futuro i tuoi studenti?
Così ieri, quando
erano in aula per la prova intermedia a sorpresa, li ho sorpresi 2 volte
chiedendogli di scrivere accanto a nome, cognome e numero di matricola, una
parola. La parola che associavano alla parola FUTURO.
Ho avuto 267 risposte.
Catalogate così: 114
parole a connotazione positiva, 51 negativa, 102 da interpretare.
Delle 114 positive, 22
riguardano il creare una famiglia. 13 la parola speranza. 16 innovazione,
tecnologia, imprenditorialità (siamo ad Economia!). Poi tante svariate parole
belle.
Ognuno scelga la sua
preferita. A me piace più di tutti la parola “donna”. Perché non so se l’ha
scritta un uomo sempre innamorato o una donna fiera di essere se stessa e di
sentirsi nelle mani il suo futuro.
E poi per fortuna,
c’era la visione negativa. Perché è bene tirarle fuori le parole, dargli un
nome, è già un indizio che si è disposti a combatterle. Spicca la parola
INCERTO, 21 volte. Ci sta, forse non è nemmeno negativo. Forse deve essere
cosi’ il futuro. E poi tante altre risposte. Tra cui NESSUNO. E IMMONDIZIA.
Vorrei abbracciarli tutti questi 51.
Perché il futuro è
loro, e se siamo un minimo vicino a loro con la politica intelligente ed
efficace, ma soprattutto con l’esempio, saranno uomini e donne che daranno
forza all’ Italia.
Ecco Mario Calabresi,
ecco Mario Monti: altro che fannulloni, altro che pessimisti, altro che
sfigati. Teniamoceli stretti, questi giovani.
Sarà una grande
covata questa, specie se vorremo essere con loro, a ampliare le loro
opportunità, ad assecondare le loro speranze, a tranquillizzare i loro giusti
timori ed il loro concreto scetticismo.
Mi dico con orgoglio.
Questa è la mia classe, la classe del 2012.
Prof. Gustavo Piga
Ecco, non diamola vinta a chi pensa che siamo una generazione di nullafecenti,
privi di idee e passivi a tutto ciò che ci circonda;
Il Futuro siamo e dobbiamo essere noi, ma nessuno ce lo verrà a consegnare
tra le mani, ce lo dobbiamo andare a prendere, dobbiamo fare di tutto per
conquistarlo, farci largo tra le mille difficoltà che oggi si incontrano: il
lavoro, la scuola, la precarietà di una sicurezza che non c’è.
Non starò qui a fare un elenco di cose che possiamo fare per il nostro paese,
più o meno culturali, artistiche, popolari etc etc, sono sicuro che chi leggerà
questo mio pensiero avrà in cuor suo un progetto, un iniziativa, una proposta
da formalizzare, ne sono certo, conosco tanti giovani che di dee ne hanno da
vendere!
Ragazzi, se molliamo noi è finita.
30 Maggio 2012
Giorgio Marcellitto