In
seguito all’ evento tenutosi il giorno Sabato 06 Ottobre, alle ore 21.00,
presso il Cinema Teatro Principe di Palestrina, penso che siano doverose alcune
considerazioni e/o riflessioni magari utili per futuri sviluppi della tematica
in questione: la valorizzazione del prodotto locale.
Stiamo
parlando, per chi fosse mancato, del ricamo prenestino, un “prodotto” locale che
tanto ha impregnato il tessuto sociale locale, divenendo un riflesso (nuclei
familiari numerosi, apprendistato, differenti valori sociali e culturali) del
paese nel corso degli ultimi decenni ed oltre; il lungometraggio presentato viene
così descritto dall’autore stesso, Timoteo Salomone:
“Il lungometraggio dal titolo “Il ricamo di
Palestrina” è la storia del ricamo di Palestrina dalla nascita del famoso
“Punto a nodi” ai giorni nostri. Attraverso le testimonianze dirette degli
eredi della scuola “Palestrina Ars” e del “Laboratorio Croce” cercheremo di
capire perché tali scuole famose nel mondo chiusero i battenti. Il
documentario, della durata di un’ora, inizia con delle interviste ad alcune
ragazze per la strada alle quali verrà chiesto se sappiano cosa sia il “Punto
Palestrina”: la maggior parte di esse non sa nemmeno di cosa si tratti.
Il lungometraggio è diviso in dici capitoli.
I ricordi, i rimpianti, le gioie di un tempo passato, dal sapore verace e
schietto, verranno ricordati dalla voce
delle ultime allieve ricamatrici che ancora oggi eseguono lavori di
strabiliante bellezza. Vedrete in esclusiva
per noi l’apertura dell’archivio del “Laboratorio Croce” con centinaia di
disegni su carta di una valenza artistica inestimabile. Vedere che tale
ricchezza rischia di andare perduta ci rattrista. Perché non cercare di
recuperare un tale patrimonio creando un archivio o un museo, affinchè chi
vorrà potrà accedervi con le dovute modalità e si potrà, così, continuare tale
preziosa tradizione. E’ questo l’appello che vogliamo rivolgere a tutte le
associazioni culturali presenti nel nostro territorio e alle autorità civili.
Sentirete la testimonianza dell’ex Sindaco
di Palestrina Giuseppe Marchetti in carica nel 1978 quando un pretore d’assalto
fece chiudere la “Palestrina ars”. Infine ci saranno le testimonianze della
direttrice dell’ultima scuola privata di ricami “Palestrina”; della ricamatrice
Sig.ra Stella Chiapparelli, fondatrice di un’associazione per la divulgazione e
la conoscenza del ricamo di Palestrina. Attraverso un caleidoscopio di immagini
vedrete tanti capolavori di estrema finezza e dai colori che vi abbaglieranno.
Un’arte questa del ricamo che le Istituzioni hanno sempre di più sottovalutato,
senza invece capire che attraverso questo lavoro creativo e manuale si sarebbe
potuto creare ricchezza ed occupazione.”
Indubbiamente
l’affluenza elevata di persone testimonia sia un forte affetto per l’autore,
sia un grande interesse per un’arte che sta pian piano scomparendo. Oltre al
grande impatto emotivo procurato dalle inquadrature in primo piano, intrise di
una carica neorealista tanto divertente, quanto commovente, è necessario e doveroso riflettere sul perché
un’arte del genere trovi meno proseliti con il passare del tempo e sulla sua più probabile collocazione nel futuro; a fine
documentario è stato aperto un breve dibattito e vari sono stati i commenti all’uscita
tra il pubblico.
Secondo
il mio modesto parere, ed abbracciando alcune opinioni, bisogna necessariamente
tenere da conto e prendere come assioma il fatto che questa è un Arte con la A maiuscola ed in quanto tale le vanno riconosciuti prestigio ed importanza;
un’importanza non di poco conto, perché, partendo dallo specifico ambito del
ricamo, è facile ed automatico risalire ad usi e costumi di un periodo storico
a noi cosi vicino cronologicamente, ma in realtà molto lontano per abitudini.
Proprio
in quanto Arte quindi, come tale va conservata,
preservata e tramandata!
Ovviamente
con le dovute attenzioni, perchè sarebbe un passo molto ardito, ricostituire
una tale scuola: innanzitutto, si rischierebbe di infangarne il nome proponendo
un “imperfetto prodotto a rapido consumo”, quindi snaturato da un
contesto naturale intriso di pazienza, calma e dedizione; inoltre, non ci
sarebbero i presupposti sociali per sviluppare tale scuola, essendoci oggi
(fortunatamente) più emancipazione
femminile, ed essendoci una concezione della famiglia e del matrimonio (parlo
anche di corredi nuziali, tovaglie, centrini ecc.), differente da quello di
cinquanta - cento anni fa (ci si teneva di più o ci si teneva diversamente?); si
creerebbe, di conseguenza, un falso
storico e quindi non un’opera d’arte; infine, in un sistema globalizzato la “mercificazione”
di tale prodotto, così come è stato fatto notare dal sindaco Marchetti durante
il filmato, risulterebbe una “zappa sui piedi” per ovvie ragioni di mercato
globale.
In
definitiva considero il ricamo prenestino con i suoi “famosi punti” un prodotto
artistico a tutti gli effetti, come tale quindi UNICO, IRRIPRODUCIBILE e
LIMITATO, quindi INESTIMABILE; l’unico dovere da assolvere è, ribadisco, conservarlo e promuoverlo, con conferenze, documentari, (così come è stato
fatto da Timoteo Salomone al quale, oltre agli applausi, vanno i ringraziamenti)
e perché no, in tempi che ci auguriamodi maggior benessere economico,
attraverso un’area museale dedicata.
Marco Polani